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Le funzioni cognitive sono le abilità necessarie a svolgere qualsiasi attività. Si tratta di: memoria, percezione, attenzione e ragionamento, da cui derivano altre abilità più complesse, come il linguaggio, le funzioni esecutive, l’orientamento, le abilità prassiche, ecc.
I disturbi cognitivi sono piuttosto frequenti e sono caratterizzati da:

  • Rallentamento nello sviluppo del linguaggio;
  • Difficoltà nel memorizzare o ricordare nuove informazioni;
  • Impaccio motorio (grosso-motorio e/o fine-motorio);
  • Scarsa autonomia nelle condotte di base;
  • Abilità sociali poco strutturate;
  • Difficoltà nel risolvere problemi quotidiani.

Spesso questi disturbi non vengono riconosciuti o vengono in qualche modo giustificati, a meno che non si manifestino in forme abbastanza esplicite come per esempio l’autismo, un Disturbi Specifici dell’Apprendimento, un Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, ecc.
È necessario dare a questi bambini un supporto mirato, a casa, a scuola e in qualsiasi ambiente extrascolastico, per facilitare i loro successi e ridurre il disagio emotivo e relazionale.

Le funzioni cognitive sono le abilità necessarie allo svolgimento di qualsiasi attività, da quelle relativamente semplici a quelle più complesse. Regolano il rapporto tra l’individuo e l’ambiente esterno, consentendo una corretta interpretazione e gestione delle informazioni. Esse sono:

– attenzione;
– memoria;
– orientamento nel tempo e nello spazio;
– linguaggio;
– apprendimento;
– abilità visuo-spaziali;
– abilità prassiche;
– percezione;
– capacità di giudizio;
– pensiero astratto;
– funzioni esecutive.

Quando vi è un deficit di funzionamento di alcune di queste funzioni, quindi un deficit di funzionamento sia intellettivo che adattivo nei vari ambiti (concettuali, sociali e pratici), si parla di disabilità intellettiva, espressione che ha ormai sostituito quasi del tutto il termine “ritardo mentale”. Si tratta di una condizione clinica con esordio in età evolutiva che viene definita dal QI (quoziente intellettivo). Si misura con test specifici standardizzati e dev’essere poi integrato con una valutazione del funzionamento adattativo generale del soggetto, ovvero alla sua capacità di far fronte alle esigenze quotidiane e alla sua autonomia personale in relazione all’età e al contesto ambientale.
La disabilità intellettiva può essere inquadrata su quattro livelli, a seconda del grado di compromissione: lieve, moderato, grave ed estremo.
La disabilità intellettiva di grado lieve è la più frequente e spesso non viene riconosciuta nei bambini fino all’ingresso alla scuola primaria, mentre le forme più gravi vengono generalmente identificate precocemente.
Va sottolineato che il decorso della disabilità intellettiva viene ampiamente influenzato sia dal decorso delle eventuali condizioni mediche generali sottostanti, sia dai fattori ambientali (stimoli ambientali, istruzione, tipo di presa in carico del paziente, …) e inoltre che una diagnosi di ritardo mentale fatta in giovane età non è necessariamente una condizione ripetibile e definitiva, poiché il soggetto può sviluppare nel tempo strategie compensative e capacità adattative in uno o più dei domini sui quali si valuta il livello di gravità, arrivando a non essere più idoneo all’assegnazione della stessa diagnosi.
Di fatto, persone diverse con lo stesso QI possono avere profili cognitivi e problematiche molto diverse, a causa dei vari fattori psicologici, sociali e fisici che influiscono sul loro sviluppo.
Partendo dal presupposto ampiamente dimostrato che le limitazioni evidenti nel funzionamento intellettivo influenzano lo sviluppo della personalità, è facile comprendere che nel caso di un bambino con disabilità intellettiva la personalità si forma da subito su una base di fallimenti quotidiani continui, creando in lui l’aspettativa del fallimento e un’immagine di sé negativa che facilmente conduce alla rinuncia e a un graduale impoverimento.
Talvolta si rende necessario un trattamento medico e farmacologico finalizzato, per esempio, a contenere comportamenti problematici (aggressività, iperattività, autolesionismo…). Più spesso la riabilitazione è di tipo cognitivo, con l’obiettivo di sviluppare e/o rinforzare le abilità carenti per favorire l’autonomia del soggetto, generalmente facendo leva anche sugli aspetti motivazionali, familiari e ambientali.

Il Dizionario di Medicina Treccani(2010) definisce così le funzioni esecutive: in neuropsicologia e in psicologia cognitiva, le funzioni corticali superiori deputate al controllo e alla pianificazione del comportamento. Le f. e. sono quelle abilità che permettono a un individuo di anticipare, progettare, stabilire obiettivi, attuare progetti finalizzati a uno scopo, e monitorare, e se necessario modificare, il proprio comportamento per adeguarlo a nuove condizioni. In questo ambito rientrano numerose sottoabilità coordinate fra loro: per es., l’inibizione di una risposta al momento inopportuna o il differimento a un tempo successivo più appropriato, un piano strategico di sequenze d’azione utili per il raggiungimento dello scopo, una rappresentazione mentale del compito che include le informazioni rilevanti (codificate in memoria o percepite nell’immediato) associate con il risultato finale desiderato […]. Lo sviluppo delle funzioni esecutive avviene durante l’infanzia e continua fino all’adolescenza. Un danno neurologico nella zona della corteccia in cui sono localizzate non influisce direttamente sulle specifiche funzioni cognitive ma ha un effetto sulle funzioni esecutive e quindi sull’uso delle aree della cognizione, tra le quali: attenzione, memoria, problem solving, abilità motorie, motivazione e regolazione delle emozioni. I deficit associati sono: scarso controllo degli impulsi, difficoltà nel monitorare il comportamento, ridotta capacità di servirsi dei feedback degli adulti per pianificare le proprie azioni, scarsa abilità di ragionamento astratto, difficoltà nel generare strategie e scarsa flessibilità mentale.
È stato dimostrato inoltre che soggetti con dislessia hanno carenze significative delle funzioni esecutive e quindi che queste sono fondamentali anche nell’apprendimento della lettura.
Le funzioni esecutive, come ogni funzione cognitiva, possono essere allenate e potenziate, migliorando notevolmente con un trattamento cognitivo mirato che prevede anche attività da svolgere a casa, secondo le indicazioni del terapista.

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